testo e regia di
Fabrizio Romagnoli
con
Ilaria Antoniani
Emilia Tafaro
al
Teatro Due Roma "teatro d'essai" nella rassegna "Sguardi S-velati"
dal Blog di Fabrizio Romagnoli
www.fabrizioromagnoli.it
Cosa ne pensano le attrici?
Come hanno vissuto l'allestimento dello spettacolo?
____________________Ilaria Antoniani è Maura____________________
dal Blog di Fabrizio Romagnoli
www.fabrizioromagnoli.it
Cosa ne pensano le attrici?
Come hanno vissuto l'allestimento dello spettacolo?
____________________Ilaria Antoniani è Maura____________________
Quando lessi “Fino alla fine“, la prima volta –
nonostante lo trovassi un testo bello e interessante – non riuscii ad intuire
cosa davvero potesse diventare. O non ero io in grado di vedere le sue
potenzialità. Non riuscivo ad immaginare come potesse realmente svolgersi
l’azione e come noi attrici potessimo riuscire a tenere alta la tensione “fino
alla fine“. Mandando a memoria il testo, giorno per giorno, il dubbio
aumentava. Quando poi, man mano, durante le prove, attraverso la regia, “Fino
alla fine” ha preso vita mi è parso assurdo non aver capito prima. Tanto erano
crudeli le battute, le intenzioni dei personaggi, tanto vera sembrava la loro
situazione e tanto quotidiana, seppure così paradossale. Quali potessero essere
i comportamenti, i movimenti, gli atteggiamenti del personaggio di Maura, non è
stato semplice all’inizio per me da capire. Entrambi i personaggi rappresentano
in parte qualcosa in cui è inevitabile riconoscersi e in parte un’immagine che
è inevitabile rifiutare. Questo creava una sorta di lotta interiore, un amore-odio
nei confronti di Maura. Poi tutto, per quanto mi riguarda, è andato creandosi
da sé, nel momento in cui ho smesso di rifiutare alcune caratteristiche del
personaggio in cui mi riconoscevo ed ho iniziato invece a giocarci. E
l’impressione è che, per quanto mi riguarda, ci sia ancora tanto da esprimere,
come se fossimo solo all’inizio di una lunga storia.
Un nudo in scena era qualcosa che non avevo mai
sperimentato. Su dei set fotografici era accaduto maovviamente un rapporto a tu per tu con uno o più fotografi non è paragonabile a quello con gli spettatori. Mi ricordo di aver sempre provato un senso di libertà durante gli scatti, come se – superate le remore – fosse possibile trasmettere maggiore verità attraverso il proprio corpo nudo che utilizzando abiti o orpelli o accessori di qualsiasi tipo. Eppure alla prima di “Fino alla fine” – nel momento in cui ho dovuto affrontare il nudo – ho provato un momento di reale panico. Poi, appena fatti i primi passi, non appena raggiunti i riflettori, tutto è divenuto all’improvviso semplice e naturale. E la sensazione è stata di assoluta verità: del personaggio, certo, ma forse anche dell’attrice. La
regia di Fabrizio è molto dettagliata; le richieste sono precise,
nette e a volte – da attrice – si ha quasi la sensazione di essere incanalata
su di una strada predefinita e che, di conseguenza, questo possa significare
una mancanza di libertà. In realtà, quando la scena è montata, ci si rende
conto di quanta possibilità di movimento e di evoluzione ci sia ancora e quanto
sia solida la base su cui è costruito il tutto. Questo dà alla fine una
sensazione di protezione, di sicurezza e quindi – forse – il coraggio
di osare e di superare alcune barriere con la certezza che, anche
sbagliando, comunque cadere sarà impossibile.
(Ilaria Antoniani)
(Ilaria Antoniani)
____________________Emilia Tafaro è Laura______________________
Quello di “Fino alla fine” è stato un vero viaggio: un percorso
che ha visto molte curve, qualche ruota bucata e ottimi paesaggi. Un viaggio
lungo, sfiancante, di quelli che quando scendi dalla macchina senti ancora il
rollio sotto i piedi. Ma quando superi il casello, e arrivi alla meta, sudato,
stanco e spossato, l’immensa gratificazione del panorama, del risultato che hai
davanti e tra le mani, non ha uguali.
Sono spesso abituata, come attrice italiana, a registi con cui parli del lavoro, loro danno le indicazioni di massima e man mano che proseguono le prove ti chiedono di trovare, scovare, inventare, riempire, per dare quel “qualcosa” che loro stessi cercano e a volte non sanno ancora cos’è. Da attrice “emotiva” ho avuto la fortuna e le capacità di poter riempire le parole, i gesti, i passi, con la fermezza di una montagna. Almeno finora. Questa volta la montagna ha incontrato il gigante. Un regista con una cifra stilistica molto ben definita, con un gusto estetico e una personalità ben precise, che non lascia spazio a dubbi, timori, interrogativi. Di quei punti interrogativi che ti porti dentro e, quando la sera si spengono le luci di sala, ti fanno pensare, “speriamo bene”. E poi non c’erano margini per le interpretazioni: in questo caso il regista era anche l’autore! Sofismi e riflessioni filosofiche dovevano restare a casa.
Sono spesso abituata, come attrice italiana, a registi con cui parli del lavoro, loro danno le indicazioni di massima e man mano che proseguono le prove ti chiedono di trovare, scovare, inventare, riempire, per dare quel “qualcosa” che loro stessi cercano e a volte non sanno ancora cos’è. Da attrice “emotiva” ho avuto la fortuna e le capacità di poter riempire le parole, i gesti, i passi, con la fermezza di una montagna. Almeno finora. Questa volta la montagna ha incontrato il gigante. Un regista con una cifra stilistica molto ben definita, con un gusto estetico e una personalità ben precise, che non lascia spazio a dubbi, timori, interrogativi. Di quei punti interrogativi che ti porti dentro e, quando la sera si spengono le luci di sala, ti fanno pensare, “speriamo bene”. E poi non c’erano margini per le interpretazioni: in questo caso il regista era anche l’autore! Sofismi e riflessioni filosofiche dovevano restare a casa.
È così iniziato un duro braccio di ferro prima
con l’autore, poi col regista, infine con l’amico. Entrare in quel meraviglioso ingranaggio di perfezione che si andava
delineando, è stata davvero dura.
Eppure è grazie a quel faticoso processo, che l’andata in scena è stata
divertente e leggera: sapevo esattamente cosa fare e come farlo, cosa dire e
come dirlo. Nessuna incertezza. Nessun dubbio. Solo libertà e naturalezza, come
dovrebbe sempre essere: quella battuta, quello sguardo, quel sorriso, quel
gesto non potevano essere altrimenti! Nel confronto col testo, invece, il
grande scoglio è stato doversi rapportare con quella capacità manipolatoria che
il personaggio di Laura possiede. Quell’abilità di entrare e giocare con la
mente altrui. Non è stato semplice accogliere “Laura”, col suo bagaglio di
cattiveria, una cattiveria dettata dalla paura della solitudine, dal bisogno di
amare e di essere amata. Una cattiveria “disperata”. L’ho giudicata. Condannata.
Assolta. Compresa ma non giustificata. E alla fine l’ho amata. Così imperfetta,
così dipendente ma tanto scaltra da rendere anche l’altro dipendente a sua
volta. Vittima e carnefice, appunto. E ora Emilia e Laura vanno insieme in
scena. Ci si tiene per mano e ci si diverte ogni volta nel
ricominciare tutto. Così. Semplicemente. Fino alla fine.
(Emilia Tafaro)
______________________Cosa ne penso io?_______________________
Uno spettacolo difficile! Affascinante e coinvolgente!
L’universo femminile è infinito, c’è sempre qualcosa che sfugge e corre via e… inseguire i pensieri, la pricologia di questi due personaggi, è stato un lavoro duro e di enorme cesellamento. Un mosaico di sensazioni, risvolti e piccoli dettagli che ci hanno unito in un vero team di professionisti!!!
Emilia ed Ilaria sono meravigliose, intense e capaci di… innumerevoli dolci cattiverie!!
Uno spettacolo da non perdere! Due autentiche attrici da ammirare!!!
E’ stato un onore!
Grazie! F
(Emilia Tafaro)
______________________Cosa ne penso io?_______________________
Ilaria Antoniani ed Emilia Tafaro
Fotografie Letizia Tavani
"Fino alla fine"
testo e regia di
Fabrizio Romagnoli
con
Ilaria Antoniani
Emilia Tafaro
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